La prima intervista dell’inchiesta di ANDDOS “l’Italia ha paura del sesso?”, che segue agli episodi delle ultime settimane sull’app gayfriendly del Comune di Milano e sulla mozione della Regione Lombardia.
A rispondere è Gianpaolo Silvestri, attivista storico ed ex senatore.
1) – Sul caso dell’app gayfriendly promossa dal Comune di Milano, è giusto escludere i circoli ricreativi dove si fa anche sesso da un app istituzionale che si definisce “gayfriendly”? Persino le amministrazioni più avanzate quando si arriva al dunque sposano le piccole cose di pessimo gusto che contraddistinguono la vulgata reazionaria . Il nostro è ancora il Paese in cui la patria e la costituzione vengono festeggiate con armi e divise a spasso per i fori imperiali: nessuno rileva la ripugnanza verso strumenti di morte ed oppressione ma si diventa prudenti se c’è di mezzo il sesso. Sesso tra adulti consenzienti, il bello del vivere, eros contro thanathos. Altro che Milano da bere e, con l’expo, da mangiare! Le pruderie della giunta meneghina disvelano il trucco della pseudo liberazione di chi dice”si amano, si vogliono davvero bene, non possiamo discriminarli”. Se invece vogliono semplicemente far l’amore, fare sesso, allora scatta il maledetto ipocrita perbenismo italico che fa ma non dice. Peccato,specialmente per Milano.
2) – La credibilità delle rivendicazioni LGBTQI passa per una svolta “moralizzatrice” oppure certi atteggiamenti servono a poco? Le rivendicazioni omosessuali stanno nella certezza che la sessualità e la sua fruizione sono dati ineliminabili della natura umana e che la loro negazione impedisce la piena realizzazione della persona, dell’individuo. E’ un diritto non contrattabile, non passivo di mediazioni e porta con sè tutta la valenza dei dati affettivi e della costruzione/realizzazione dei propri progetti di vita, individuali, amorosi, collettivi. Molte associazioni glbt assumono il moralismo perchè non consci della dirompenza della liberazione sessuale e perchè – molte volte – complici dei poteri di sempre. “Ti accetto ma alle mie regole”, dimentichi che il potere crea il diverso per controllare gli eguali. Sono piccole anacronistiche scorie della nostra Storia, purtroppo molto inquinanti e petulanti.
3) – Come spiegare l’importanza dei Circoli ricreativi in un Paese che stenta a comprendere il legame tra sessualità. affettività e sviluppo della persona e cerca in alcuni casi di censurare il protocollo OMS sull’educazione sessuale come in Lombardia? L’intero movimento omosessuale è debitore verso il circuito ricreativo italiano che ha permesso negli anni di sconfiggere isolamento, solitudine, senso di scoramento di milioni di omosessuali . Era ed è un presidio antiomofobico perchè disvela necessità aggregative, voglia di sesso e di stare insieme altri da ciò che le convenzioni comuni accettavano. Chi è contro tali luoghi è contro la vera liberazione, ci vogliono appunto “militari in uniforme”, utili ai poteri di sempre ed alle caritatevoli religioni, nonchè buoni a strappare lacrime nei salotti televisivi per la nostra “terribile situazione” a cui loro, che hanno tanti amici gay “ma” simpatici ed intelligenti”, portano fraterna empatia e solidarietà. Ipocriti ma ipocriti anche coloro che nel movimento si atteggiano a familisti incalliti, amori senza tradimenti, paternità in affitto, tra poesie di prevert e citazioni papali con frasi stomachevoli da biglietti nei boeri.
4) – Dopo l’esperienza delle MST, l’avvento della televisione commerciale e delle pubblicità esplicite, l’esplosione di internet e delle chat, cosa significa nel 2014 “liberazione sessuale”? Dobbiamo pensare che basti il “parlare di” o c’è ancora molto da fare? I locali, i luoghi aggregativi, sono anche utili per riaffermare il primato della corporeità, della vista, udito, odorato, tatto,gusto, della natura contro la realtà apparente del nuovo moloch informatico che come potente biopotere ci ha reso monadi in un deserto di solitudini. Essere sempre connessi è il nuovo dogma: a chi, a cosa e per che cosa pare irrilevante. Gli amici sono virtuali, la realtà è virtuale ma non è così. Sono ottimista: il corpo riprenderà il posto che gli compete e la nostra finitezza (pensate solo alle malattie, al tempo che passa, alla morte) ci richiamerà a ciò che è importante davvero. D’altronde, lo sappiamo da sempre, l’eccesso di informazioni e possibilità produce il suo contrario, il nulla.
5) – Quali alleati dovrebbe cercare il movimento nella sua battaglia di libertà contro l’ipocrisia e la sessuofobia nel nostro Paese? Le persone innanzi tutto. La voglia di non essere solo. La voglia di stimarsi, volersi bene e voler bene. La sobrietà non pauperistica. Il desiderio di libertà. Essere l’angolo che sporge in questo puzzle di morte. Essere vivi. Quindi tutte/i possono essere nostri alleati purchè siano curiosi, empatici e decisi a vivere una vita che valga.Venite con desideri agli angoli delle strade, cantava… —- A Gianpaolo Silvestri, che ha aperto questa lunga serie di interviste che ci accompagnerà per diversi giorni, va un sentito ringraziamento a nome dell’associazione, specie per il suo alto profilo culturale che lo vede anche membro del comitato onorario di ANDDOS. Riflettere ed approfondire queste tematiche, oggi, è indispensabile per contrastare l’ondata oscurantista di fronte alla quale ci troviamo e ci induce, inoltre, ad approfondire la nostra identità di movimento che si batte non solo per i diritti civili, ma anche per un profondo mutamento culturale che promuova la libertà del corpo, delle identità e delle affettività.
Mario Marco Canale, Presidente Nazionale ANDDOS